• Padiglione della Repubblica d'Iraq alla 56a Biennale di Venezia
  • Invisible Beauty
  • dal al
  • martedì - domenica, - (chiuso il lunedì)
Inaugurazione:
Artisti:
  • Haider Jabbar, Salam Atta Sabri, Rabab Ghazoul, Latif Al Ani, Akam Shex Hadi
Mostra prodotta da: A cura di:
  • Philippe Van Cauteren
Commissario: Vice commissario:
  • Nuova Icona
Palazzo Dandolo:
  • San Polo. 2879 - Venezia
  • Vaporetto n.1, 2, fermata San Tomà

Ruya Foundation for Contemporary Culture in Iraq (Ruya) è lieta di annunciare I suoi piani per il Padiglione Nazionale dell’Iraq alla 56a Biennale di Venezia, che inaugura nel maggio 2015. La mostra, Invisible Beauty, sarà curata da Philippe Van Cauteren, direttore artistico di S.M.A.K. (Museum for Contemporary Art, Ghent, Belgio). Includerà cinque artisti iracheni con lavori nuovi espressamente creati per la mostra, così come opere riscoperte dopo un lungo negletto. La mostra anche comprende un gruppo di 500 disegni realizzati da rifugiati nel Nord dell’Iraq. Il celebrato artista Ai Weiwei ha selezionato una serie di questi disegni per un libro che si presenterà proprio in questa occasione: TRACES OF SURVIVAL: Drawings by Refugees in Iraq selected by Ai Weiwei.

‘Invisible Beauty’ si riferisce insieme ai soggetti inusuali o inaspettati presenti nei lavori in mostra e alla inevitabile invisibilità degli artisti iracheni sulla scena internazionale. Il titolo, che offer molteplici letture, intende indicare diversi modi di avvicinarsi alla arte prodotta da un paese che è stato soggetto a Guerra, genocidio, e nell’ultimo anno, alla crescita dell’Isis. La distruzione sistematica del patrimonio culturale iracheno da parte dell’Isis rende più importante che mai concentrarsi sugli artisti che continuano a lavorare in Iraq. Il Padiglione così provvede una piattaforma che rende visibili questi artisti.

Gli artisti in mostra comprendono due generazioni di fotografi iracheni, coi lavori di Latif Al Ani e Akam Shex Hadi, l’artista visiva Rabab Ghazoul, il ceramista Salam Atta Sabri e il pittore Haider Jabbar. Sia Al Ani che Atta Sabri vivono a Baghdad, mentre Shex Hadi abita nel Kurdistan iracheno e Jabbar e Ghazoul lavorano fuori dell’Iraq, rispettivamente in Turchia e Galles. Un gran numero di artisti iracheni continua a seguire una estetica tradizionalmente ortodossa, mentre gli artisti del Padiglione rappresentano una rottura di questa costrizione.

Latif Al Ani (n. 1932) è considerato il padre fondatore della fotografia irachena e la sua carriera di documentarista spazia dai tardi anni ‘50 ai tardi ‘70, quando è diventato impossibile fotografare in pubblico per via della crescente atmosfera autoritaria del regime di Saddam.

Per contrasto, Akam Shex Hadi (n. 1985) rappresenta una successiva generazione di fotografia irachena e produce lavori teatrali, simbolici. La sua produzione, come quella di Haider Jabbar, si occupa della crescente influenza dell’Isis. Il lavoro nuovo da lui creato per il Padiglione include un motivo ripetuto che sembra insieme un serpente e la bandiera dell’Isis.

Il pittore Haider Jabbar (n. 1986) mostra una serie di ritratti ad acquerello, una riflessione sul destino di giovani morti nel conflitto con l’Isis. Lo stesso Jabbar è un rifugiato, che ora vive e lavora in Turchia col supporto di Ruya Foundation.

Anche Rabab Ghazoul (n. 1970) reagisce alla propria speciale relazione con l’Iraq. Per il Padiglione produce un nuovo video che riflette sulla Chilcot Inquiry, una indagine ufficiale del Governo del Regno Unito sulla gerra in Iraq.

Salam Atta Sabri (n.1953) ha a lungo lavorato nella amministrazione del patrimonio artistico in Iraq e all’estero: ma nonostante la sua lunga pratica di ceramista e disegnatore, non ha mai mostrato in pubblico la sua opera. 100 suoi lavori recenti saranno per la prima volta in mostra nel Padiglione.