• Alberto Balletti e allievi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
  • NeoDogi
  • dal al
  • giovedì - domenica ore -
  • Apertura straordinaria: -
Inaugurazione:
A cura di:
  • Alberto Balletti
  • Vittorio Urbani
Mostra prodotta da:
  • Nuova Icona
Assistenza tecnica:
  • Emmeti impianti s.a.s.
Orarorio di San Ludovico:
  • Dorsoduro, 2552 (Calle dei Vecchi) - Venezia
  • Vaporetto n.6, 2, fermata San Basilio

Opere di: Alice Andreoli, Alberto Balletti, Qedim Bacci, Chiara Bettoncelli, Alice Biondin, Ana Brumat, Gabriele Salvo Buzzanca, Maddalena Checchin, Geng Zhong Qi, Gabriele Grones, Lavinia Longhetto, Chiara Mantello, Sabrina Mocellin, Giacomo Modolo, Jacopo Pagin, Gianluca Rossitto, Thomas Santelia, Lisa Stefani, Caterina Tomaello Salvi, Marco Trentin, Giulia Vecchiato, Giuseppe Vigolo, Wang Jue, Nicola Zolin.

La collettiva, ideata da Alberto Balletti e volutamente allestita nella cinquecentesca cornice dell’Oratorio di San Ludovico a Venezia, vuole ricreare una sorta di Pantheon cittadino che riunisca in un’unica sede tutti i ritratti dei “nuovi dogi” che ancora oggi pubblicamente governano o occultamente reggono le sorti della città lagunare.

Rappresentare la Venezia di oggi partendo dai suoi poteri forti: ritrarli, smascherarli, metterli alla berlina. È questo dunque l’obbiettivo della mostra NeoDogi che, attraverso le opere di Balletti e di 24 suoi giovani allievi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, vuole al tempo stesso esplicitamente denunciare e ironicamente esaltare le vecchie oligarchie cittadine che, oggi come allora, ancora controllano ogni aspetto della vita sociale e civile di Venezia: «Questi xe monsignor el Doxe, se ve piaze!» era l’urlo che accompagnava l’avvenuta elezione del neodoge nella vecchia Serenissima, e questi ritratti infatti vogliono rappresentare proprio l’urlo che annuncia e presenta a tutti quei NeoDogi con cui, piaccia o meno, il nostro tempo deve confrontarsi.

Con questa collettiva gli artisti aspirano dunque a riappropriarsi del loro ruolo di liberi interpreti della società e della contemporaneità. Non più schiavi del mecenatismo dei potenti, al ritratto per committenza si sostituisce ora quello spontaneo della denuncia, ispirato ai valori della libertà di stampa e di espressione così sentiti a Venezia fin dai tempi dell’antica Repubblica: la mostra sarà infatti composta da 14 “metope” tra quadri e incisioni, tutte raffiguranti i NeoDogi, 2 sculture, un’installazione audiovisiva e una serie di stampe con misure uguali eseguite da 20 artisti partendo tutti dalla stessa foto di un noto personaggio della politica veneziana. Per l’occasione, in ricordo del più antico giornale italiano, "La Gazzetta di Venezia", verrà stampato e liberamente distribuito presso la sede espositiva il catalogo-giornale della mostra.