Nástio Mosquito
Nástio Mosquito (Luanda 1981) si è formato in Portogallo e attualmente vive e lavora a Ghent.
La sua pratica artistica spazia dalla musica al video, dall'installazione alla performance, trovando le proprie radici nel campo dell'industria televisiva, per cui ha lavorato in passato come cameraman e regista.
Il suo lavoro è stato esposto in musei e manifestazioni internazionali come Il Padiglione Africano alla 52. Biennale di Venezia (2007); la Triennale di Luanda (2007); la Biennale of Bordeaux (2009), la Biennale di São Paulo (2010); Tate Modern, Londra (2012); Walker Art Center, Minneapolis (2013); Berardo Collection (2013) Ikon Gallery (2015).
Recentemente è stato il vincitore del Future Generation Art Prize 2014 (Pinchuk Art Centre, Kiev).
Nei suoi lavori, Mosquito prende il centro della scena in modo teatrale. Attraverso l'imitazione, recita spesso una parte per comunicare idee che sono il frutto non tanto di intime convinzioni, ma piuttosto dell'osservazione della follia umana nei tempi moderni. La distanza tra identità reale e personaggi di finzione permette all'artista di esprimersi con un registro estremamente vario, tra il cinico, il trasgressivo, il distaccato, il profano, il volgare.
“Nàstia”, una saputella dall'accento russo -un mostro generato dalla Guerra Fredda- compare in modo ricorrente ed è l'emblema di questa inclinazione. Nástia’s Manifesto (2008), una proiezione circolare sospesa appena sopra il pavimento, si fonda sulle parole chiave “Ipocrita, Ironica e chi cazzo se ne frega”. In Demo de Cracía (2013), l'artista si trova in uno studio per girare il videoclip del suo singolo musicale. L'artista danza e performa davanti a un largo green screen per poi finire a pronunciare un discorso sull'Angola e l'identità. La mostra include inoltre un nuovo video realizzato da Nastivicious – una collaborazione tra Nàstio Mosquito e l'artista spagnolo Vic Pereirò.
Con modalità differenti, Mosquito ci proietta in un futuro senza rigide distinzioni tra forme artistiche, dove cultura popolare e arte si mescolano, e in cui la categorizzazione delle identità culturali diventa del tutto irrilevante. La sua coscienza di artista lo pone dinnanzi a questioni sociali come le politiche sessuali, il consumismo rampante e altri sintomi dalla globalizzazione, visti dal punto di vista del continente africano- e in particolare dall'Angola, con tutta l'eredità di una lunga e sanguinosa guerra civile.
I film di Mosquito si riappropriano in maniera ironica della frontalità tipica della proclamazione, della predica e della pedagogia. Ad essi si soprappongono spesso un ulteriori interventi dal vivo in presenza dell'artista.